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Finalmente dimostrata l’autenticità del miracolo di San Gennaro

E’ la notizia che tanto aspettavamo: la Chiesa ha vinto la reticenza  e ha deciso di far sottomettere ad analisi il contenuto dell’ampolla conservata nel Duomo di Napoli.  Un’equipe di medici, chimici e fisici diretta dal più grande esperto mondiale di ematologia , il Dott. D. Kosnetsof, direttore del Research Emathology Center di Zurigo, ha prelevato tre campioni e li ha inviati a tre diversi laboratori di analisi, scelti per la loro indipendenza:l’ IRCCS, il CH di San Louis e l’ UCS di Roma.  Lì sono stati sottomessi all’esame delle porfirine, il più sofisticato e moderno sistema per  il riconoscimento delle sostanze ematiche. Il risultato è stato sorpendente: tutti e tre i campioni sono risultati essere sangue umano risalente al 300. Sangue puro e senza componenti aggiuntivi, anche l’aria contenuta nell’ampolla è risultata essere aria del 300, gli scienziati si sono anche stupiti per il fortissimo odore di fiori che ha invaso l’ambiente mentre l’ampolla è rimasta aperta.

Gli eminenti studiosi non si sono fermati al solo esame del plasma, ma hanno prelevato un campione di tessuto organico dai resti rinvenuti nella tomba di San Gennaro a Positano e ne hanno verificato la corrispondenza con il sangue contenuto nell’ampolla. I risultati di queste analisi non sono state rese pubbliche, ma sicuramente risultano innecessarie data la rilevanza dei primi esami.

Il Cardinale di Napoli Crecsenzio Sepe ha affermato: “Spero che il risultato di  queste analisi mettano a tacere una volta per tutte chi accusava la Chiesa di sottrarsi ad analisi dirette del Sangue di San Gennaro. Ora ribadisco ciò che sempre ha sostenuto la Chiesa: perchè aremmo dovuto analizzarlo, se già sapevamo, grazie al dono della fede, che era autentico? La scienza ha confermato quello che già sapevamo, come d’altronde non poteva che essere. Credo che a partire d’oggi sarà meglio non spendere inutilmente altri soldi per dimostrare la veridicità dei miracoli quando è sufficiente la parola della Chiesa per definirli tali”.

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Nuova incredibile scoperta prova l’autenticità della Sindone

Una sconcertante scoperta è è stata annunciata dal Department of Sindology and Oddities della prestigiosa Harvard University grazie al contributo tecnico del CNR ed una tecnologia tutta italiana. A seguito di analisi realizzate con un nuovo tipo di spettrometro di massa combinato ad un sofisticato rivelatore di ioni a tecnologia “suspended” si sono visualizzate delle macchie ematiche sul Sacro Lino fino ad oggi sconosciute.

Le nuove macchie appaiono nella zona A156 e grazie alla rielaborazione digitale è stata individuata una scritta. Appaiono in maniera abbastanza chiara delle lettere mentre altre sono più sbiadite, sicuramente per l’azione di agenti esterni ed il passo del tempo. Ricostruendo le parti mancanti si è risuciti a ricomporre la scritta: χριστός πιστός = Cristo autentico, che sarebbe una vera e propria “firma” o “cerificato d’autenticità”, sicuramente frutto di una precisa volontà divina tesa a fugare ogni dubbio in merito l’autenticità della Sindone. Appare quindi chiaro che Dio, forte della sua onniscenza,  sapeva già in anticipo che i poteri anti-cristiani  (massoneria, ateismo, comunismo, omosessualismo, ebraismo, islamismo e fanta-religioni orientali) avrebbero fatto di tutto pur di cancellare i segni storici della Resurrezione di Cristo ed in questo modo dare maggior spunto alle loro false ideologie e/o credenze.

La caratteristica prudenza della Chiesa ha suggerito ponderare la questione a fondo, così si è chiesta conferma al  Pontificio Consiglio Scientifico, che dopo approfondite verifiche ha fatto sapere che tutti i dati sono corretti e quindi si può affermare senza ombra di dubbio che siamo in presenza della prova definitiva dell’autenticità della Sindone, giacchè gli anteriori studi non avevano convinto del tutto la comunità scientifica, che ora si è dovuta inchinare alle nuove evidenze.

Segmento A165 con evidenze della scritta

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Studio Usa: nei conventi religiosi si delinque meno che a Sing Sing

Un studio statistico condotto da Elaine Howard Eklhund della Yale University, ha recentemente rivolto la sua attenzione a due gruppi sociali della società americana: i monaci trappisti delle montagne dello Utah e la popolazione carceraria di Sing Sing, nella contea di San Francisco. Molto interessanti sono state le osservazioni rinvenute, perchè in due gruppi così eterogenei si sono trovate alcune similitudini ma anche sostanziali differenze.

I monaci trappisti furono al centro di uno scandalo per delitti minori (stupro di gruppo, malversazione, usura e sfruttamento della prostituzione) che  in un primo momento creò certo allarme, l’eco fu ampliato da una campagna mediatica abilmente orchestrata dalla ormai ben conosciuta massoneria lesbocomunista che ha forti interessi nel settore minerario nelle montagne dello Utah.

Lo studio evidenzia come nei 150 anni di vita dei due conventi presi in esame, solo 37 persone hanno ricevuto condanne penali, di cui appena 3 a catena perpetua. Nel carcere di Sing Sing si stima invece che al 100% della popolazione sia stata inflitta una o più condanne, in molti casi anche di pena di morte. Dall’elaborazione dei dati raccolti è risultato quindi che nei conventi trappisti si è avuto un tasso di 0,18 condannati all’ anno mentre a Sing Sing sono 2.748 le persone che varcano annualmente i cancelli d’ingresso. La differenza è impressionante, si direbbe abissale, viene così meno il motivo per cui durante i mesi dello scandalo i media si occuparono tanto dei monaci trappisti e quasi per niente di Sing Sing.

E’ da notare inoltre che dei 825 carcerati  intervistati, il 72% si è definito “buona persona” (ma sappiamo di chi si tratta…) e tra i monaci  solo un 22% che si è dichiarato “ottima persona” segno evidente che a Sing Sing ci sia la tendenza a mentire con più facilità. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet.

Lo studio ha fatto il giro del mondo, ricevendo ampio spazio nei quotidiani internazionali e l’approvazione unanime della comunità scientifica.

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La Sindone senza misteri

Fulmine globulare ed irraggiamento radiale

E’ ormai risolta una delle ultime controversie sulla Sindone. Il professor Giulio Affranti, dell’Università di Padova e mons. Giosuè Gilberti hanno fatto pubbliche le conclusioni di uno studio che metterebbe a tacere le voci che chiedono come sia possibile che l’energia sprigionata dal corpo di Cristo al momento della Ressurrezione non sia stata prodotta da un irraggiamento di tipo radiale ma da un irraggiamento di tipo bidirezionale. Effettivamente il prof. Affranti è convinto che questa immagine sia il risultato di un effetto energetico speciale, connesso a una emissione di elettroni e potrebbe essere stato causato da un fulmine globulare, non è riuscito però a spiegare come mai la figura impressa non risultasse distorta, essendo prodotta dall’irraggiamento di un corpo tridimensionale su di una superfice bidimensionale, che tra l’altro non poteva presentare perfetta aderenza al corpo, ulteriore condizione che ne avrebbe aumentato la distorsione, rendendo visualmente irriconoscibile il corpo di Gesù.

Irraggiamento sindonico

Fortunatamente in soccorso dell’eminente fisico arriva la sapienza della teologia. Mons. Gilberti spiega che la Resurrezione porta in Paradiso, dove Cristo non è certo atteso per la porta laterale, ascende quindi verso il cielo, direttamente e gloriosamente verso l’alto.. E l’immagine sul lato inferiore? Senza bisogno di scomodare S. Anselmo d’Aosta, mons. Gilberti arguisce che è possibile che Cristo si sia mosso anche verso il basso, indicando la direzione per l’Inferno, non con volontà di riscattare qualche anima ma per segnalare il cammino che dovrà seguire chi rifiutasse l’amore di Dio. Si tratta quindi di una “mossa” e non di un vero e proprio viaggio. Scopriamo in questo gesto, fino ad oggi sconosciuto, l’ennensimo messaggio divino, che non lascerà silenziosi teologi e fedeli.

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